Sostenibilità e Architettura
“Dobbiamo
inscrivere in noi una coscienza ecologica.
Il conoscere il nostro legame consustanziale con la biosfera
ci porta ad abbandonare il sogno prometeico
del dominio dell'universo per alimentare,
al contrario,
l'aspirazione alla convivialità sulla Terra”
Il conoscere il nostro legame consustanziale con la biosfera
ci porta ad abbandonare il sogno prometeico
del dominio dell'universo per alimentare,
al contrario,
l'aspirazione alla convivialità sulla Terra”
Edgar
Morin
L’ambiente
naturale:
è l'insieme dei fattori che influenzano gli esseri viventi, spontaneamente regolati dal corso della
natura, in contrasto con altri ambienti o milieu "non naturali"
è l'insieme dei fattori che influenzano gli esseri viventi, spontaneamente regolati dal corso della
natura, in contrasto con altri ambienti o milieu "non naturali"
in quanto creati dall'uomo.Lo sviluppo
sostenibile:
è una forma di sviluppo (che comprende lo sviluppo economico, delle
città, delle comunità eccetera) che non compromette la possibilità
delle future
generazioni di perdurare nello sviluppo preservando la
qualità e la quantità del patrimonio
e delle riserve naturali (che
sono esauribili, mentre le risorse sono considerabili come
inesauribili). L'obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico
compatibile con l'equità
Non
si può comprendere il concetto
di architettura sostenibile se non partendo da quelli di
architettura, di ambiente e di sostenibilità separati.
L'architettura
può dirsi sostenibile, solo quando è garante di un’arte
dell'abitare in sistemica
armonia universale con l’ambiente, nel
senso cioè di garante del rispetto del diritto alla vita,
qualunque sia la sua dimensione di definizione, qualunque siano i sistemi
di riferimento.
Ambiente ed Architettura devono dunque avere stesso
futuro, correre insieme nel tempo e
nello spazio.
Costruire
sostenibile o in bioedilizia significa ridurre al minimo l’impatto
delle costruzioni sulla
salute dell’uomo e sull’ambiente,
attraverso un limitato consumo di risorse non rinnovabili e
l’utilizzo di materiali non nocivi. Con il termine edilizia
biotecnologia si intende dunque quella
scienza interdisciplinare che
si occupa di tutto ciò che concerne il rapporto
uomo-edificio-ambiente.
Questo
legame risale alla preistoria, quando l’uomo ha avvertito la
necessità di costruirsi un
riparo per proteggersi dagli agenti
atmosferici (pioggia, vento, freddo…) ed ha creato le prime
architetture. Queste erano profondamente radicate nel territorio,
sfruttavano le materie
disponibili in zona e sviluppavano tecniche
costruttive legate alla cultura materiale e alle
tradizioni locali.
Victor
Olgyay, infatti, nel suo libro “Progettare con il clima. Un
approccio bioclimatico al
regionalismo”, partendo dalla capacità di adattamento degli esseri viventi, descrive in
modo chiaro e approfondito quali dovrebbero essere per un progettista, le soluzioni migliori per
sfruttare in maniera idonea i materiali da costruzione e per consentire al fruitore un ideale
“zona di comfort”.
regionalismo”, partendo dalla capacità di adattamento degli esseri viventi, descrive in
modo chiaro e approfondito quali dovrebbero essere per un progettista, le soluzioni migliori per
sfruttare in maniera idonea i materiali da costruzione e per consentire al fruitore un ideale
“zona di comfort”.
“Applicando
in quattro climi diversi risultati ottenuti de scienze diverse, la
biologia per
misurare e progettare la zona de comfort, la meteorologia per una valutazione precisa delle
condizioni climatiche, l’ingegneria per una progettazione ed esecuzione razionale, Victor Olgyay
mostra come si possono intraprendere con maggior esattezza le teorie architettoniche di,
orientazione, ombreggiamento, forma, ventilazione, localizzazione e relativi effetti sui materiali.
Le sue elaborazioni suggeriscono espressioni regionali nuove e stimolanti, e diversi schemi per
progettazioni urbanistiche.”
misurare e progettare la zona de comfort, la meteorologia per una valutazione precisa delle
condizioni climatiche, l’ingegneria per una progettazione ed esecuzione razionale, Victor Olgyay
mostra come si possono intraprendere con maggior esattezza le teorie architettoniche di,
orientazione, ombreggiamento, forma, ventilazione, localizzazione e relativi effetti sui materiali.
Le sue elaborazioni suggeriscono espressioni regionali nuove e stimolanti, e diversi schemi per
progettazioni urbanistiche.”
Secondo
un articolo apparso sulla rivista
britannica “New Scientist”, esista già un modello di
sviluppo che segue i criteri ecosostenibili, quello delle “bidonville", le
baraccpoli sorte ai margini delle grandi città asiatiche e sudamericane. Queste, pur mostrando situazioni igieniche precarie e
di grande povertà, in linea teorica soddisfano pure i capisaldi ecologici previsti. Pur essendo ad alta densità abitativa, hanno case basse, vicolo pedonali e chi ci vive ricicla tutti i rifiuti che produce oltre a mostrare una grande vitalità sociale e solidale.
sviluppo che segue i criteri ecosostenibili, quello delle “bidonville", le
baraccpoli sorte ai margini delle grandi città asiatiche e sudamericane. Queste, pur mostrando situazioni igieniche precarie e
di grande povertà, in linea teorica soddisfano pure i capisaldi ecologici previsti. Pur essendo ad alta densità abitativa, hanno case basse, vicolo pedonali e chi ci vive ricicla tutti i rifiuti che produce oltre a mostrare una grande vitalità sociale e solidale.
Dunque
l’ambiente, inteso come clima e come fonte di materie prime,
condizionava e
condiziona profondamente l’architettura e determina le sue caratteristiche. Con il passare del tempo gli edifici si sono evoluti e, dalla capanna primitiva, si è giunti ai grattacieli moderni. I nuovi materiali, l’ampia disponibilità di energia e la rapida evoluzione delle tecnologie hanno spezzato l’antico legame edificio-ambiente, che da sempre ha caratterizzato un ruolo fondamentale nella progettazione.
condiziona profondamente l’architettura e determina le sue caratteristiche. Con il passare del tempo gli edifici si sono evoluti e, dalla capanna primitiva, si è giunti ai grattacieli moderni. I nuovi materiali, l’ampia disponibilità di energia e la rapida evoluzione delle tecnologie hanno spezzato l’antico legame edificio-ambiente, che da sempre ha caratterizzato un ruolo fondamentale nella progettazione.
L’edificio
ha così assunto il ruolo di contenitore, una sorta di barriera
ermeticamente sigillata che
separa l’interno dall’esterno e che garantisce il comfort agli occupanti grazie all’impiego di impianti di climatizzazione. Il risultato di questa inversione di tendenza ha avuto ripercussioni negative sia
sull’uomo che sull’ambiente: gli edifici moderni sono infatti causa di inquinamento sia dell’ambiente
interno che di quello esterno.
separa l’interno dall’esterno e che garantisce il comfort agli occupanti grazie all’impiego di impianti di climatizzazione. Il risultato di questa inversione di tendenza ha avuto ripercussioni negative sia
sull’uomo che sull’ambiente: gli edifici moderni sono infatti causa di inquinamento sia dell’ambiente
interno che di quello esterno.
Le mura degli edifici nell’architettura bioecologica, invece, assumono il ruolo di “terza pelle”.
Per l’uomo, la nostra prima pelle è il tessuto cutaneo, la seconda l’abbigliamento, la terza, appunto, l’edificio in cui viviamo.
Ciò che accomuna questi tre “strati” è il fine di garantire protezione e
benessere all’organismo, riparandolo dagli agenti esterni che potrebbero danneggiarlo.
L’edificio quindi non è più inteso come un contenitore ermetico, ma viene così considerato
come un organismo vivo, che oltre a proteggere dagli agenti esterni, è in grado di respirare e di
consentire cioè degli scambi tra ambiente interno ed esterno, come una sorta di grande polmone.
In quest’ottica, quindi, assumono grande importanza la scelta dei materiali da costruzione, il loro
impiego e le scelte tecnologiche adottate; costruire degli edifici che, senza l’uso di condizionatori sono ugualmente vivibili, rappresenta l’avvicinamento ad un salubre approccio sostenibile che dovrebbe
entrare a far parte della mentalità di ogni progettista.
In secondo luogo anche il comfort interno dell’edifico ne risente, tanto che dagli anni ’80 si parla di “sick building sindrome”, ovvero di sindrome da costruzione malsana.
L’inquinamento “indoor” può essere ricondotto alle moderne tecniche di costruzione e alle emanazioni derivanti da alcuni materiali di comune impiego (vernici, laccature, rivestimenti sintetici…). Ovviamente inquinamento esterno ed inquinamento interno hanno forti ripercussioni sul sistema biologico dell’uomo.
Perseguire obiettivi di sostenibilità nel settore edilizio significa ripensare completamente e rinnovare le attuali prassi che conducono alla realizzazione del progetto, riconoscendo che le scelte operate investono l’intero ambito del processo edilizio: a partire dalla produzione fuori opera dei materiali che compongono l’edificio, fino alla demolizione a fine vita dello stesso. Per il controllo di questo insieme complesso di fattori è necessario definire un metodo di progettazione che, a partire dalla conoscenza del luogo in cui si colloca l’intervento, permetta di definire e perseguire con chiarezza gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente, di uso razionale delle risorse, di benessere e di qualità formale. L’approccio ecosostenibile richiede quindi una vera e propria rivoluzione nelle prassi e nei comportamenti, ed obbliga gli operatori del processo edilizio a ragionare e lavorare in maniera concertata per tradurre in scelte progettuali integrate i diversi obiettivi. La relazione tra sostenibilità e arte è perseguita da molti architetti attraverso: l’integrazione degli edifici con il paessaggio circostante, la conversione della tecnologia ambientale in termini estetici e lo sviluppo di un convincente contesto teorico-culturale.
James
Wines,
che ha detto: “nessuno
accetterebbe di farsi progettare e realizzare un edificio
perfetto, ma brutto a vedersi” ha elencato otto modi di esaminare il tema :
perfetto, ma brutto a vedersi” ha elencato otto modi di esaminare il tema :
integrazione di architettura e paesaggio, utilizzando elementi della terra e della vegetazione in modo che sembrino far parte delle materie prime della costruzione;- ricerca di un’architettura “originata dalla natura”;
- inserimento attento della nuova architettura nella cultura del luogo;
- traduzione della tecnologia in arte;
- fusione tra i principi della progettazione verde “storica” e le innovazioni tecnologiche ecologicamente mirate;
- sensibilizzazione del cliente verso l’architettura sostenibile e la fusione dell’edificio con il contesto;
- individuazione degli aspetti sociali dell’architettura verde, con particolare riferimento all’urbanistica;
- elaborazione di utopie e visione profetiche del futuro.
Una
casa fatta con materiali
naturali,
che non sono pericolosi
per chi li produce e per chi ci deve abitare, o che privilegia la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo, impiegando risorse naturali, evitando di causare emissioni dannose, è una casa ecologica.
per chi li produce e per chi ci deve abitare, o che privilegia la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo, impiegando risorse naturali, evitando di causare emissioni dannose, è una casa ecologica.
La
bioarchitettura, da questo punto di vista, si pone all’avanguardia
nel superamento dagli
eccessi
della tecnologia,
per la capacità di mostrare che un’architettura amica della natura
è amica dell’uomo.
“Le
città moderne sono state costruite con l’idea che superficie e
petrolio fossero risorse
inesauribili”…
inesauribili”…
Elio
Piroddi, docente di urbanistica alla Sapienza di Roma.
L’uomo,
infatti, rendendosi conto del contrario, ha iniziato a costruire
grattacieli e con
l’aumentare del costo del petrolio, è sempre alla ricerca di fonti di energia “alternative”.
l’aumentare del costo del petrolio, è sempre alla ricerca di fonti di energia “alternative”.
Purtroppo,
con l’aumentare degli edifici ad alta densità di popolazione, si è
assistiti ad un
problema che riguarda il microclima cittadino. Asfalto e cemento, infatti, fanno salire la
temperatura dell’aria perché assorbono più energia solare e ne riflettono meno rispetto
ad alberi, prati o corsi d’acqua; gli edifici alti, ostacolano il passaggio dei venti che potrebbero
raffreddare un po’ l’aria. Il risultato è che di giorno le città sono più calde di circa 1,00°C
(rispetto alle campagne), e di notte la differenza di temperatura può arrivare anche a 6,00°C.
problema che riguarda il microclima cittadino. Asfalto e cemento, infatti, fanno salire la
temperatura dell’aria perché assorbono più energia solare e ne riflettono meno rispetto
ad alberi, prati o corsi d’acqua; gli edifici alti, ostacolano il passaggio dei venti che potrebbero
raffreddare un po’ l’aria. Il risultato è che di giorno le città sono più calde di circa 1,00°C
(rispetto alle campagne), e di notte la differenza di temperatura può arrivare anche a 6,00°C.
Naturalmente,
però sarebbe tutto un altro discorso se volessimo parlare di
grattacieli che
promuovono il “verde”, come ad esempio quello che Sorgerà nel 2010 nella città cinese di
Guanzhou, a 180 km da Hong Kong, la Pearl River Tower, il grattacielo più verde del mondo.
Questo edificio, non solo sarà energeticamente autosufficiente, ma per la prima volta produrrà più
energia di quello che consuma: una pietra miliare sull’auspicata via dell’indipendenza
energetica delle costruzioni, e l’inizio di una nuova era. Il Pearl River Tower progettato dal
noto studio mondiale di architettura di Chicago, Skidmore, Owings & Merrill, che richiama
per la sua forma un’ala di aereo, sarà alto 320 metri con 71 piani, e avrà una doppia parete di
vetro e pannelli solari. La sua peculiarità consiste in due aperture orizzontali profilate ad
imbuto per incanalare il vento che alimenterà le turbine eoliche interne, in grado di generare
l’energia necessaria per il riscaldamento, la ventilazione e la climatizzazione, inoltre
“Le aperture alleviano la pressione del vento sulla facciata, nonché la pressione negativa,
potenzialmente dannosa, sul lato opposto dell’edificio” spiega Gordon Gill uno degli architetti
del progetto, “Ne risulta una maggiore stabilità dell’edificio”.
promuovono il “verde”, come ad esempio quello che Sorgerà nel 2010 nella città cinese di
Guanzhou, a 180 km da Hong Kong, la Pearl River Tower, il grattacielo più verde del mondo.
Questo edificio, non solo sarà energeticamente autosufficiente, ma per la prima volta produrrà più
energia di quello che consuma: una pietra miliare sull’auspicata via dell’indipendenza
energetica delle costruzioni, e l’inizio di una nuova era. Il Pearl River Tower progettato dal
noto studio mondiale di architettura di Chicago, Skidmore, Owings & Merrill, che richiama
per la sua forma un’ala di aereo, sarà alto 320 metri con 71 piani, e avrà una doppia parete di
vetro e pannelli solari. La sua peculiarità consiste in due aperture orizzontali profilate ad
imbuto per incanalare il vento che alimenterà le turbine eoliche interne, in grado di generare
l’energia necessaria per il riscaldamento, la ventilazione e la climatizzazione, inoltre
“Le aperture alleviano la pressione del vento sulla facciata, nonché la pressione negativa,
potenzialmente dannosa, sul lato opposto dell’edificio” spiega Gordon Gill uno degli architetti
del progetto, “Ne risulta una maggiore stabilità dell’edificio”.
Un
altro esempio può essere quello del Bosco Verticale,
l’edificio progettato dallo studio Boteri che vede la costruzione di due torri di 108 metri e 23 piani l’una, 78 metri e 21 piani l’altra, che ospiteranno 900 alberi (di varia specie asseconda dell’orientamento) fino a sei metri di altezza e arbusti per una superficie complessiva di 7000 mq di bosco. Ciò contribuirà al costituirsi di un microclima, alla produzione di umidità,
all’assorbimento di CO2 e polveri e alla formazione di ossigeno.
l’edificio progettato dallo studio Boteri che vede la costruzione di due torri di 108 metri e 23 piani l’una, 78 metri e 21 piani l’altra, che ospiteranno 900 alberi (di varia specie asseconda dell’orientamento) fino a sei metri di altezza e arbusti per una superficie complessiva di 7000 mq di bosco. Ciò contribuirà al costituirsi di un microclima, alla produzione di umidità,
all’assorbimento di CO2 e polveri e alla formazione di ossigeno.
Sulla
copertura di ciascuna torre è prevista la realizzazione di 22 pale
eoliche, e parte dei parapetti delle terrazze ospiteranno pannelli
fotovoltaici per una superficie totale di 500 mq. Ciò per
contribuire al fattore di microclimatizzazione e ad aumentare il
grado di autosufficienza energetica delle due torri.
Per
quanto riguarda l’energia “alternative”
(o fonti rinnovabili), invece, bisogna prima analizzarne il
significato; infatti, con questo termine non si intende soltanto quel
tipo di energia che viene prodotto in assenza di petrolio, ma anche
tutto quello che riguarda la produzione di energia ad impatto “zero”
sull’ambiente.
Per
la produzione energetica, spesso si utilizzano materie prime
inquinanti, come ad esempio, il carbone, i combustibili, e quindi il
petrolio; ed invece si esclude spesso di generare energia sfruttando
il sole, l’acqua e il vento, materie prime ad impatto ambientale
nullo.
Proprio
per questo motivo, l’accelerazione intensa e non sempre prevedibile
dei mutamenti politici, ideologici, economici, culturali e ambientali
della nostra epoca e i limiti dello sviluppo, sono il quadro di
riferimento entro cui si muove l’educazione ambientale. La
consapevolezza, appunto, che l’ambiente non può essere considerato
uno spazio illimitato e che le risorse del pianeta, quindi, non sono
infinite, fa nascere una serie di risposte tra cui anche quella di
tipo educativo.
L’investimento
di energie sull’educazione ambientale è allora una delle possibili
vie che si possono intraprendere per comprendere la complessità del
reale e prendere coscienza della necessità di modificare la
relazione uomo-natura, passando da una visione del mondo che vede
l’uomo dominante sulla natura a una visione che vede il futuro
dell’uomo come parte inseparabile del futuro della natura.
Sono
riflessioni che delineano nuove finalità formative, che favoriscano
la percezione, l’analisi e la comprensione dei cambiamenti, al fine
di diventare cittadini consapevoli e responsabili nei confronti di
sé, dell’ambiente e della comunità intesa non solo come società
di appartenenza, ma anche come pianeta.
Si
possono distinguere varie tipologie per creare energia pulita, in
modo da non gravare sull’ambiente; esperimenti per ridurre
l’impatto ambientale si stanno realizzando in molti paesi del mondo
e in modi differenti.
Per
porre fine ai problemi che riguardano la produzione di energia
elettrica, la generazione del riscaldamento domestico e i carburanti
per i trasporti, si cerca sempre più di inventare sistemi
“alternativi”.
Partendo
da quelli più comuni al giorno d’oggi, come i pannelli solari (o
collettori che producono energia termica accumulabile), le celle
fotovoltaiche ( per l’energia elettrica), le pale eoliche, gli
impianti idroelettrici, si arriva a tutto ciò che è ancora in
sperimentazione, come ad esempio il “totem” (Total energy module,
un micro generatore per appartamenti che riusciva a produrre 15 kW di
potenza e che generava sia energia che calore, molto usato in
Germania)
Un
approccio sostenibili, è d’obbligo, poiché sul nostro pianeta,
stanno manifestandosi
molteplici effetti negativi per quanto riguarda la questione ambientale:
molteplici effetti negativi per quanto riguarda la questione ambientale:
- inquinamento atmosferico (CO2 e altri gas) e i suoi effetti negativi (effetto serra, distruzione dello strato di ozono, piogge acide, malattie correlabili, ecc.);
- prevedibile esaurimento delle risorse naturali non rigenerabili (petrolio, gas naturale);
- inquinamento delle acque e del suolo e crescenti consumi di acqua potabile;
- dissesti idrogeologici che si verificano in ogni parte del pianeta;
- diminuzione della biodiversità, cioè delle specie animali e vegetali.
In
realtà l'attenzione a questi problemi non è recente, in quanto
molti studiosi, hanno già
affrontato alcuni decenni fa, il tema della necessità di una nuova politica economica ed
ambientale a livello globale.
affrontato alcuni decenni fa, il tema della necessità di una nuova politica economica ed
ambientale a livello globale.
Nel
1972 fu redatto un rapporto dal titolo “Limits to Growth” (“i
limiti dello sviluppo”)
da parte del Club di Roma, una struttura internazionale fondata dall'economista italiano
Aurelio Peccei.
da parte del Club di Roma, una struttura internazionale fondata dall'economista italiano
Aurelio Peccei.
In
questo rapporto si evidenzia che se l’attuale tasso di crescita
della popolazione,
dell'industrializzazione, dell'inquinamento e dello sfruttamento delle risorse continuerà
inalterato, entro i prossimi cento anni, nel nostro pianeta saranno raggiunti i limiti
dello sviluppo. Il risultato più probabile sarà un improvviso ed incontrollabile declino
della popolazione e della capacità industriale. Tuttavia è possibile modificare i tassi di sviluppo
e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano
futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna
persona sulla terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio
potenziale umano.
dell'industrializzazione, dell'inquinamento e dello sfruttamento delle risorse continuerà
inalterato, entro i prossimi cento anni, nel nostro pianeta saranno raggiunti i limiti
dello sviluppo. Il risultato più probabile sarà un improvviso ed incontrollabile declino
della popolazione e della capacità industriale. Tuttavia è possibile modificare i tassi di sviluppo
e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano
futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna
persona sulla terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio
potenziale umano.
Nel
1980 fu pubblicato negli Stati Uniti un documento dal Council on
Environmental Quality e dal Dipartimento di Stato, intitolato “the
global Report to the president”,
conosciuto con il nome di “Global
2000”.
Questo
documento iniziava con la seguente affermazione:
“se
continueranno le tendenze attuali, il mondo del 2000 sarà più
popolato, più inquinato,
meno stabile ecologicamente e più vulnerabile alla distruzione rispetto al mondo in cui
ora viviamo.
meno stabile ecologicamente e più vulnerabile alla distruzione rispetto al mondo in cui
ora viviamo.
Le
gravi difficoltà che riguardano popolazione, risorse ed ambiente
progrediscono visibilmente…
Salvo progressi rivoluzionari della tecnologia, la vita per la maggior parte delle persone sulla Terra
sarà più precaria nel 2000 di adesso, a meno che le nazioni del mondo agiscano in maniera
decisiva per modificare l'andamento attuale”.
Salvo progressi rivoluzionari della tecnologia, la vita per la maggior parte delle persone sulla Terra
sarà più precaria nel 2000 di adesso, a meno che le nazioni del mondo agiscano in maniera
decisiva per modificare l'andamento attuale”.
Il
rapporto della Commissione Internazionale Indipendente su ambiente e
sviluppo
“Our Common Future” (Il nostro futuro comune) del 1987, noto come Rapporto Brundtland
e la conferenza mondiale sull'ambiente tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, hanno definito
in maniera ufficiale il termine “Sviluppo Sostenibile”.
“Our Common Future” (Il nostro futuro comune) del 1987, noto come Rapporto Brundtland
e la conferenza mondiale sull'ambiente tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, hanno definito
in maniera ufficiale il termine “Sviluppo Sostenibile”.
Si definisce “Sviluppo Sostenibile”:
“uno
sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali
senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni;
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni;
un
processo nel quale lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli
investimenti, l'orientamento
dello sviluppo tecnologico ed il cambiamento istituzionale sono tutti in armonia, ed accrescono le potenzialità presenti e future per il soddisfacimento delle aspirazioni e dei bisogni umani”.
dello sviluppo tecnologico ed il cambiamento istituzionale sono tutti in armonia, ed accrescono le potenzialità presenti e future per il soddisfacimento delle aspirazioni e dei bisogni umani”.
Oggi
possiamo considerare Frank Lloyd Wright il primo maestro
dell’architettura
bioclimatica moderna perché ha dimostrato una perfetta capacità di valutare gli
effetti climatici, soprattutto nelle Prairie Houses e nel Larkin Company Administration
Building a Buffalo. Proprio in quest’ultimo edificio Wright utilizzò un sistema di aria
condizionata per il riscaldamento e il raffrescamento interno: l’aria esterna era aspirata
nella parte alta dell’edificio, al di sopra degli inquinamenti esterni, e fatta scendere negli
scantinati, attraverso capaci condotti nelle pareti a camera d’aria delle torri d’angolo, poste ai
lati delle scale; dove veniva ulteriormente depurata e riscaldata. L’aria climatizzata era poi
spinta in alto attraverso condotti ascendenti immediatamente adiacenti alla torri delle scale,
posti dentro massicci pannelli di mattoni forati collocati sulle pareti esterne, e distribuita,
piano per piano, attraverso bocchette d’uscita, dietro le torri, al di sotto delle balaustre delle
balconate. Gli stessi pannelli di mattoni forati contenevano anche i condotti di scarico attraverso
i quali era estratta l’aria viziata. Inoltre, ampie balconate circondavano l’ambiente di lavoro
principale e permettevano alla luce di fluire all’interno, limitando l’uso della luce artificiale.
Alvar Aalto, invece, pur non ispirandosi espressamente a studi bioclimatici, dispose a ventaglio i
piccoli appartamenti della casa-torre Neue Vahr di Brema, così che ogni stanza si allarga verso
la luce che entra dalle finestre della facciata esposte a sud, mentre i servizi e le comunicazioni
verticali sono chiusi a nord. Anche nelle fredde stagioni finlandesi, nelle residenze per i
lavoratori della fabbrica di cellulosa «Sunila», l’architetto aveva fatto una scelta simile: su
un terreno roccioso con colline e avvallamenti, i versanti meridionali sono stati riservati alle
residenze, gli avvallamenti destinati alle infrastrutture viarie e ai giardini e i versanti nord
mantenuti a bosco. Louis Kahn, invece, lavorando nelle zone torride del Bangladesh e
dell’Angola inventò diverse soluzioni, come il muro forato davanti alla finestra e la doppia
copertura, per smorzare l’intensità della luce e del calore solare e per ripararsi dalle piogge.
E in India, secondo Kahn, «l’orientamento in direzione del vento e il riparo del sole hanno
suggerito gli elementi architettonici per la composizione».
bioclimatica moderna perché ha dimostrato una perfetta capacità di valutare gli
effetti climatici, soprattutto nelle Prairie Houses e nel Larkin Company Administration
Building a Buffalo. Proprio in quest’ultimo edificio Wright utilizzò un sistema di aria
condizionata per il riscaldamento e il raffrescamento interno: l’aria esterna era aspirata
nella parte alta dell’edificio, al di sopra degli inquinamenti esterni, e fatta scendere negli
scantinati, attraverso capaci condotti nelle pareti a camera d’aria delle torri d’angolo, poste ai
lati delle scale; dove veniva ulteriormente depurata e riscaldata. L’aria climatizzata era poi
spinta in alto attraverso condotti ascendenti immediatamente adiacenti alla torri delle scale,
posti dentro massicci pannelli di mattoni forati collocati sulle pareti esterne, e distribuita,
piano per piano, attraverso bocchette d’uscita, dietro le torri, al di sotto delle balaustre delle
balconate. Gli stessi pannelli di mattoni forati contenevano anche i condotti di scarico attraverso
i quali era estratta l’aria viziata. Inoltre, ampie balconate circondavano l’ambiente di lavoro
principale e permettevano alla luce di fluire all’interno, limitando l’uso della luce artificiale.
Alvar Aalto, invece, pur non ispirandosi espressamente a studi bioclimatici, dispose a ventaglio i
piccoli appartamenti della casa-torre Neue Vahr di Brema, così che ogni stanza si allarga verso
la luce che entra dalle finestre della facciata esposte a sud, mentre i servizi e le comunicazioni
verticali sono chiusi a nord. Anche nelle fredde stagioni finlandesi, nelle residenze per i
lavoratori della fabbrica di cellulosa «Sunila», l’architetto aveva fatto una scelta simile: su
un terreno roccioso con colline e avvallamenti, i versanti meridionali sono stati riservati alle
residenze, gli avvallamenti destinati alle infrastrutture viarie e ai giardini e i versanti nord
mantenuti a bosco. Louis Kahn, invece, lavorando nelle zone torride del Bangladesh e
dell’Angola inventò diverse soluzioni, come il muro forato davanti alla finestra e la doppia
copertura, per smorzare l’intensità della luce e del calore solare e per ripararsi dalle piogge.
E in India, secondo Kahn, «l’orientamento in direzione del vento e il riparo del sole hanno
suggerito gli elementi architettonici per la composizione».
In Brasile, Oscar
Niemeyer
utilizzò un’aggettante copertura e un brise-soleil regolabile
sulla
lunghissima e curva facciata nord dell’edificio principale del Complesso Ibirapuera a San Paolo,
come in altri progetti, per ripararsi dal calore, ma i curtain-wall dei grattacieli nella piazza dei
Tre Poteri di Brasilia sono stati lasciati senza protezione contro il sole, benché rivestiti di vetri
termo-assorbenti.
lunghissima e curva facciata nord dell’edificio principale del Complesso Ibirapuera a San Paolo,
come in altri progetti, per ripararsi dal calore, ma i curtain-wall dei grattacieli nella piazza dei
Tre Poteri di Brasilia sono stati lasciati senza protezione contro il sole, benché rivestiti di vetri
termo-assorbenti.
Costruire
Il
volume d’affari mondiale dell’industria delle costruzioni ammonta
a più di 3 milioni di miliardi di dollari americani e conta per
circa il 10% del prodotto interno lordo mondiale. Quello delle
costruzioni è il più grande settore industriale negli Stati Uniti
(12%) e in Europa (10-11% del PIL). In Italia il peso dell’industria
edilizia è ancora maggiore. Dal 1999 i livelli produttivi del
settore crescono sempre più rapidamente del Pil (complessivamente
più 23 per cento contro più 8,6). Non solo: con un 2005
sostanzialmente a crescita zero del prodotto interno lordo nazionale,
si può affermare che l’industria edilizia ha di fatto impedito che
l’economia italiana registrasse un segno meno.
Questo
dato ha una doppia chiave di lettura:
una
lettura positiva che non può che prendere atto dei dati quantitativi
di un settore produttivo trainante anche per l’occupazione, e una
lettura critica che sottolinea l’anomalia italiana di un settore a
basso contenuto tecnologico che catalizza investimenti produttivi che
in Italia potrebbero o dovrebbero andare a settori industriali più
capaci di sviluppare innovazione e competitività.
Il
governo del territorio
La
politica di governo del territorio in Italia è assai arretrata e
confusa rispetto a quanto avviene nei principali paesi occidentali ad
economia avanzata. La legge urbanistica in vigore è del 1942: la
nuova legge urbanistica non ancora approvata non è una legge quadro
che riorganizzi l’intera materia in modo sistematico e non affronta
né la definizione di governo del territorio né gli altri temi che
la sostanziano: paesaggio, ambiente, assetto idrogeologico, ecc
Piano
regolatore, norme tecniche di attuazione, regolamento edilizio sono
gli strumenti della pianificazione locale ed il loro impianto è
dichiaratamente obsoleto figlio di una normazione concentrata sulla
necessità di pianificare lo sviluppo quantitativo in edilizia
cercando inutilmente di regolamentare l’enorme aggressione al
territorio prodotta dal “boom” del primo dopoguerra.
In
quegli anni l’attenzione ai temi ambientali era inesistente e lo
sviluppo sostenibile non era nemmeno stato pensato.
Dal
1950 al 2000 si è costruito in Italia molto più che in tutta la
lunga storia di questopaese.
L’urbanistica
in Italia ha purtroppo fallito. Il territorio Italiano è il più
devastato d’Europa. Oggi la necessità di regolamentare la quantità
del costruire non si è spenta ma bisogna prendere atto che il 75%
dell’attività edilizia riguarda il recupero dell’enorme
patrimonio edilizio esistente.
Negli
ultimi 40 anni il tema ambientale, nei paesi ad economia avanzata
come il nostro, è diventato la contraddizione principale dello
sviluppo. L’edilizia è diventata l’attività umana a più alto
impatto ambientale. Lo sviluppo sostenibile è parte organica dei
programmi dell’Unione Europea che
riconosce
nell’edilizia il settore responsabile di oltre il 40% dei consumi
di energia e delle conseguenti emissioni di inquinanti e gas serra.
Il dato è chiaro ma non muove, soprattutto in Italia, politiche
significative. Nessuno intende assumersi la responsabilità di
introdurre nuovi criteri che potrebbero essere interpretati come
ostacoli all’unico settore industriale con un trend positivo.
E’
necessario aumentare significativamente la quota del recupero dentro
i numeri dell’industria edilizia nazionale. E’ necessario
aumentare significativamente la quota dell’edilizia sostenibile
dentro i numeri dell’industria edilizia nazionale.
I
comuni
Gli
strumenti di governo del territorio pensati per gli anni dello
sviluppo quantitativo sono inevitabilmente inadeguati ad affrontare
l’urgente necessità dello sviluppo
qualitativo.
Nonostante gli sforzi di pianificazione sovralocale, in realtà il
territorio è ancora
governato
a livello locale: il piano regolatore, il regolamento edilizio e il
permesso di costruire sono una responsabilità del Comune.
Il
territorio non può attendere i tempi di una riforma urbanistica
peraltro preoccupante. Gli strumenti di governo locale del territorio
devono essere radicalmente riformati subito ripensandoli come
strumenti di sviluppo sostenibile. L’urgenza dello sviluppo
sostenibile richiede scelte molto rapidamente operative anche a
rischio di errori che devono potere essere facilmente e
tempestivamente
recuperati
in itinere.
Il
regolamento edilizio
Il
regolamento edilizio è in tal senso lo strumento che meglio si
presta per ridefinire rapidamente gli strumenti di controllo pubblico
sull’edilizia. Non a caso su questo strumento si sono concentrate
le maggiori attenzioni degli enti locali per iniziare a introdurre
forme di indirizzo e promozione dell’edilizia sostenibile.
Il
panorama di quanto si sta facendo è però molto eterogeneo e quasi
sempre controproducente rispetto agli obbiettivi dichiarati. I
regolamenti edilizi dei comuni italiani sono farraginosi elenchi di
articoli fortemente vincolistici figli della cultura del sospetto
verso il cittadino e della distanza del linguaggio tecnico dal modo
di parlare e di leggere comune. Nessuna attenzione a favorire la
partecipazione e la condivisione dei cittadini a un tema così
centrale per la vita di ognuno ma anche per l’economia di ogni
famiglia e per l’economia nazionale.
Quando
i regolamenti edilizi in Italia assumono, anche marginalmente, i temi
dello sviluppo sostenibile lo fanno con articoli aggiuntivi, con
pagine in più, con un linguaggio tecnico complesso e quindi ancora
più disincentivante. Questo produce un ulteriore allontanamento
dalla condivisione e dalla partecipazione a temi strategici.
Lo
sviluppo sostenibile in edilizia funziona se è chiaro e
comprensibile. E’ necessario che il regolamento edilizio abbia
quindi un’interfaccia utente semplice e diretta che usi il
linguaggio della contemporaneità che è molto diverso dal
“tecnichese”.
E’
anche necessario che il regolamento edilizio sia facilmente e
rapidamente aggiornabile al rapido sviluppo delle conoscenze e delle
innovazioni nel campo della sostenibilità. Serve creatività e
integrazione di saperi.
L’impianto
del regolamento edilizio deve prendere esempio più da un sito
internet che da un’enciclopedia. Poche norme certe e chiare che
aprano link a strumenti operativi di controllo della qualità degli
interventi edilizi.
Gli
strumenti operativi (SB100 ne è un esempio) devono funzionare come
liste di controllo a scelta multipla che facilitino la partecipazione
attiva ed elettiva degli utenti piuttosto che l’adesione passiva a
regole prescrittive.
Gli
strumenti operativi devono consentire la verifica della qualità
degli interventi edilizi, il concetto di prestazione deve entrare
nell‘edilizia tanto quanto è ormai entrato in tanti altri settori
della nostra vita.
Gli
strumenti operativi devono potere essere intesi come allegati
integrativi al regolamento edilizio ed essere approvati con delibere
di Giunta consentendo un rapido aggiornamento delle politiche locali
rivolte alla qualità mentre si aggiorna il sapere e lo sviluppo
tecnologico.
1 commenti:
molto interessante
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